segunda-feira, 9 de novembro de 2015

Dalle tangenti di Caltagirone al "Sistema Buzzi" di Alemanno. Mafia Capitale, Odevaine vuota il sacco


Da "I Tredicine foraggiavano la politica romana", ai soldi in nero da Totti per i vigili. L'ex braccio destro di Zingaretti parla ai giudici e svela la sua versione sull'intreccio di affari finito nel mirino dell'inchiesta Mafia Capitale


Parla del “sistema Buzzi” individuato e appoggiato dal sindaco Alemanno e dal suo entourage, di un accordo tra consiglieri comunali di maggioranza e opposizione che consentiva di avere una somma di denaro a disposizione; tira in ballo il capogruppo capitolino del Pd Umberto Marroni, l'imprenditore Caltagirone per una tangente pagata per l'affare edilizio della Bufalotta, e persino il “capitano” Francesco Totti.


Nell'interrogatorio dello scorso 15 ottobre, poco prima della sua scarcerazione, Luca Odevaine, già appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti ora imputato al processo Mafia Capitale, ha fornito una nuova versione sull'intreccio di affari finito nel mirino dell'inchiesta Mafia Capitale. Il verbale è stato depositato il 5 novembre agli atti del processo.


 “La destra non aveva soggetti economici di riferimento, dunque l'amministrazione Alemanno, nel giro di qualche anno, individuò nel sistema Buzzi il riferimento nel settore del sociale per l'aggiudicazione dei lavori” ha spiegato Odevaine. “il nuovo sindaco - si legge nel verbale - mi chiese di rimanere fino a luglio. Nella sostanza mi resi conto che egli non credeva di vincere e quindi non aveva una classe dirigente pronta al governo della città. Io accettai e in tale periodo egli mi presentò Riccardo Mancini e l'onorevole Vincenzo Piso, indicandomeli come interlocutori per suo conto per tutte le questioni di mio interesse”. E aggiunge: “Nella gestione del comune, Mancini e Piso mi dissero di voler inserire nei ruoli apicali e dirigenziali persone che, a prescindere dalla loro competenza e dalla competenza di chi in precedenza rivestiva quei ruoli, fossero di loro fiducia”.

Da qualche giorno agli arresti domiciliari dopo una detenzione nelle carceri di Torino e di Terni, Luca Odevaine ha parlato anche di un accordo bipartisan per intascare soldi che sarebbe stato concordato tra consiglieri: “Umberto Marroni, nella sua qualità di capo dell'opposizione Pd all'epoca dell'amministrazione Alemanno, aveva chiuso con il sindaco un accordo in forza del quale ciascun consigliere comunale aveva a disposizione una somma, originariamente quantificata in 400 mila euro, da destinare a iniziative di suo interesse”. In un passaggio dell'interrogatorio si parla anche di una tangente versata da Caltagirone: "Riccardo Mancini mi disse che era stata pattuita una tangente, pagata da Caltagirone, in relazione all'affare edilizio della Bufalotta, nella direzione di Marroni, Smedile e Alemanno". E poi ha spiegato: "Nel periodo di Alemanno in cui rivestivo la carica di vicecapo di Gabinetto vicario - ha raccontato l'ex componente del Tavolo nazionale per l'immigrazione, imputato di 

'Mafia Capitale' per corruzione - Mancini mi disse che non ero particolarmente amato neppure dai miei referenti politici. In particolare, mi disse che in occasione di un incontro tra il sindaco e il capogruppo dell'opposizione Marroni e il presidente della commissione urbanistica Smedile, entrambi appartenenti all'opposizione, era stata chiesta la mia testa. La ragione credo fosse da individuare nei contenuti di quell'incontro, che avevano ad oggetto delle delibere urbanistiche relative alla fiera di Roma e alla Bufalotta. Si trattava di un settore di interesse - e' il ricordo di Odevaine - su cui nel periodo di Morcone commissario vi era stata una forte pressione di Smedile e Marroni, pressione cui il commissario ed io resistemmo, nel senso che facemmo passare le delibere che erano state gia' approvate in commissione, mentre bloccammo altre. Con Alemanno, i due ripresero la questione”.

Durante l'interrogatorio si parla anche del tema delle concessioni ai camion bar: “Di 500 licenze rilasciate, 430 erano tutte intestate a membri della famiglia Tredicine-Falasca che, fino all'avvento di Giordano Tredicine al consiglio comunale, finanziava tutta la politica romana. Durante il periodo di Veltroni - si legge nel verbale - avevo individuato seri problemi nell'assegnazione delle concessioni. Si trattava di licenze che erano state rilasciate con il carattere della temporaneità e in relazione ad ambiti molto ristretti. Molte di esse erano state rilasciate da Gianmario Nardi (dirigente del Comune di Roma) ma via via si erano espanse illegittimamente quanto al contenuto e quanto ai tempi”.
Non ne esce bene nemmeno Francesco Totti: il capitano della Roma avrebbe pagato in nero alcuni vigili urbani per l'attività di vigilanza ai figli. "E' vero che dei vigili urbani facevano vigilanza ai figli di Totti ma lo facevano fuori dall'orario di lavoro e venivano pagati in nero, dallo stesso Totti". Secondo Odevaine, "l'esigenza era nata dal fatto che era giunta una voce di un progetto di rapimento del figlio di Totti. Ne parlai con il colonnello Luongo dei carabinieri, il quale, tenuto conto della genesi e della natura della notizia, convenne con me che non era il caso di investire il comitato per la sicurezza ma che si poteva trovare un modo per provvedere".

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